,di Sandra Parolin
Riprendendo il tema dell’Alta Sensibilità, vorrei spezzare una lancia in favore del “non far niente” altrimenti detto riposarsi, che nelle nostre vite frenetiche sembra trovar posto solo di notte (se non si soffre d’insonnia) o in quelle rare occasioni di festa o di vacanza. Trovare il modo di riposarsi, di prendersi degli stacchi, là dove è possibile anche durante una giornata lavorativa, è un’arte che noi, esseri più sensibili, dobbiamo davvero imparare poiché il nostro sistema è più facilmente attivabile - più stancabile – tendente ad accumulare uno stress che in termini tecnici si chiama sovrastimolazione e che è causa di molti malesseri, talvolta anche psicosomatici. Un sistema, dunque, che risponde immediatamente agli stimoli dell’ambiente, come una corda che vibra a ogni soffio di vento, dove il vento possono anche essere le sottili emozioni provate in quel momento (tutte utili, come si è detto qui, e non da dividere in buone o cattive), ma che stimolano appunto il nostro cervello poiché anche l’ambiente interno è sempre coinvolto. Quando la situazione diventa troppo stimolante, raggiungiamo presto una sorta di punto di rottura (detto inibizione transmarginale) che non ci fa funzionare al meglio delle nostre capacità. Ci sentiamo improvvisamente come impacciati, e col tempo possiamo sviluppare un vero e proprio senso di inadeguatezza o diventare molto critici contro noi stessi. In realtà abbiamo solo bisogno di riposarci, poiché come dice bene la Aron: “Mentre abbiamo sopportato lo stimolo a livello conscio, esso ci ha logorato internamente. Anche una stimolazione moderata e in una situazione familiare, come una giornata di lavoro, può portare...a sentire il bisogno di quiete, a sera. A quel punto, perfino un ‘piccolo’ stimolo può diventare la goccia che fa traboccare il vaso.” (Elaine Aron, Persone Altamente Sensibili, p.57) La stimolazione può variare per intensità e durata, può essere qualcosa di imprevisto, come un forte rumore, oppure qualcosa di complesso come molte persone che parlano ad una festa con molta musica, e possiamo abituarci ad essa. Ma spesso succede che soltanto crediamo di esserci assuefatti e non ci sembra di esserne infastiditi, ma all’improvviso ci sentiamo esausti. Per questo è importante scoprire al più presto se sei una persona altamente sensibile e conoscerti nelle tue caratteristiche peculiari, che non sono una patologia, soltanto una caratteristica di maggiore eccitabilità e quindi bisogna sapere, ad esempio, evitare certi luoghi (che magari da sempre trovavi un po’ “sopra le righe”, ma che ora sai non esserti congeniali), valutare di volta in volta quando trascorrere il tempo libero con persone che hanno abitudini e preferenze molto diverse dalle tue, e soprattutto imparare a prenderti dei periodi di sacrosanto riposo! Se lavoriamo da casa o in ambienti che lo consentano, talvolta è sufficiente distendersi su un letto o un divano, magari in leggera penombra, senza fare nulla, e svuotare la mente, ascoltare il proprio respiro e semplicemente concedersi una pausa. Imparare a riposarci, significa per noi una vera e propria garanzia di successo e, come facente parte della categoria, aggiungo che riposarsi non è un “lusso che ci concediamo”, ma una fondamentale riserva di energia per stare bene con noi stessi e con chi ci sta vicino: il dono prezioso del sacrosanto riposo.
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